firma Carlo Alberto Madrignani

Mario Marino Effetto Sicilia: un’introduzione

Introduzione al convegno su “Verità potere giustizia. Carlo A. Madrignani e la genesi del romanzo moderno in Italia”

Giovedì 24 Maggio 2012
Università “Adam Mickiewicz” – Poznań, Polonia

Care amiche, cari amici,

per prima cosa, vorrei veramente ringraziare di cuore il prof. Loba per aver voluto da subito e con grande convinzione questo convegno e per aver accettato di presentarlo e di parteciparvi attivamente, nonostante l’accerchiamento di impegni e doveri che sappiamo deve affrontare ogni giorno.

In un certo senso, la volontà di rompere un accerchiamento è stato all’origine anche di questa iniziativa fin da quando, poco più di un anno fa, ai margini, guarda caso, di una Festa della Liberazione a Fosdinovo, proposi a Giuseppe Lo Castro di sostenermi nella duplice idea di tenere i miei corsi di quest’anno su Madrignani e di dare a questa esperienza uno sbocco pubblico finale qui a Poznan. Tra le ragioni di quel gesto c’era il bisogno di sottrarre la tradizione di cui Carlo Alberto Madrignani e Nicola Badaloni erano stati protagonisti, la lezione ancora viva e attuale di entrambi, allo sfocamento che essa ha subito a livello istituzionale per effetto dell’inazione, della retorica e del manierismo in cui è stata avvolta. Quella volontà è riflessa anche nella struttura della nostra giornata di studi: da un lato, infatti, abbiamo voluto chiamare a esprimersi un gruppo di giovani, allievi diretti e indiretti di Madrignani, che lavorano da tempo sia singolarmente, sia in gruppo all’elaborazione e sviluppo della sua lezione. Dall’altro, abbiamo pensato di affiancare a una prima parte di lezioni magistrali sui principali temi e attori dell’effetto Sicilia una seconda parte più sperimentale e dialogica, in cui i nostri ospiti metteranno alla prova la lezione di Madrignani e la propria individualità di ricercatori su alcuni testi non toccati o solo accennati, comunque non al centro delle analisi principali da parte di Madrignani. E qui vorrei cogliere l’occasione per ringraziare i nostri ospiti italiani per aver affrontato così volentieri e generosamente questo duplice viaggio, dall’Italia alla Polonia e da Madrignani nuovamente ai testi della letteratura siciliana. Così come voglio ringraziare calorosamente i colleghi Paulina Malicka, per l’aiuto indispensabile ed enorme nell’organizzazione del convegno, Marco Ribechi e Gerardina Antelmi per le lezioni preparatorie e interdisciplinari che abbiamo tenuto insieme in vista del convegno e, infine, le studentesse e gli studenti che hanno seguito con attenzione e partecipazione il corso e le lezioni introduttive.

Caratteristica saliente e davvero unica della tradizione che Madrignani e Badaloni seppero interpretare è stata, a mio parere, la capacità di lavorare a un altissimo livello scientifico su questioni classiche della storia filosofica e letteraria italiana ed europea, a partire da problemi non ristretti, non meramente specialistici, ma che erano quelli di un’intera società, della sua identità storica, del suo presente politico, del suo avvenire e, ovviamente, delle diverse forme della produzione e socializzazione del sapere. Questa capacità di collegare la scienza storica e filologica all’interrogazione del proprio tempo senza togliere autonomia alla prima e concretezza alla seconda e mantenendo in entrambe, nella ricerca e nell’impegno, quella virtù che si chiama ‚rigore‘, è stata ammirevole e fa di entrambi, Madrignani e Badaloni, altrettanti esempi di quella vocazione civile della cultura italiana che si tratta oggi di ripensare. Quella stessa capacità è particolarmente evidente proprio in un testo come Effetto Sicilia, in cui il problema della genesi del romanzo italiano viene illuminato a partire dal nesso radicale e profondo che Madrignani scopre e pone tra la specificità di tecniche e personalità narrative magistralmente descritte e una serie di nodi permanenti della storia politica e sociale e della mentalità del nostro paese lucidamente ritrovati nelle trame della scrittura narrativa. Il complesso di questi nodi può essere riassunto nella formula della conflittuale, contraddittoria, a tratti disordinata e drammatica modernità italiana e la messa a nudo di tale contraddizione e il suo viverla fino in fondo rappresentano, in un certo senso, il nucleo di quel processo narrativo innovativo, vertiginoso, controcorrente e a tratti destabilizzante che Madrignani ha chiamato „Effetto Sicilia“ e in cui si ripropone di volta in volta il contributo siciliano al romanzo italiano.

A segnare questa via dal lato delle personalità e delle tecniche narrative è il realismo di specie particolare dell’opera letteraria di Verga, che Madrignani immortala come nuovo inizio del romanzo italiano e a cui attribuisce una paradigmaticità per gran parte della letteratura italiana successiva, oltre i confini stessi della letteratura prodotta in Sicilia. Nelle parole di Madrignani: „questo ‚fingere‘ – qui nel senso del fingere della finzione letteraria – non è più quello classico, ma una forma d’interrogazione e potenziamento per cui il vero artistico aiuta a capire il vero reale, e in più offre al lettore non una soluzione, ma un discorso aperto, potenzialmente predisposto a un susseguirsi di suggestioni da intendere come un ideale completamento e rinnovamento di quanto crediamo di sapere. Una problematica di tal fatta – prosegue Madrignani – (…) è stata impostata da Capuana coi suoi articoli – e qui è importante osservare che, per Madrignani, il contributo principale di Capuana non è avvenuto sul piano della narrazione, ma su quello della critica letteraria – e dall’opera di Verga e di De Roberto fino a superare se stessa sulla prospettiva ipercritica di Pirandello“ (Carlo A. Madrignani, Effetto Sicilia. Genesi del romanzo moderno, Macerata, Quodlibet, 2007, p. 8), quel Pirandello che traghetta il verismo di Verga e Capuana oltre la crisi del positivismo, sottolineando contro il decadentismo dannunziano il valore formale e linguistico dell’innovazione apportata dai siciliani. Madrignani segue, quindi, il riaffiorare dell’impulso siciliano in Sciascia e Consolo, ma anche in Camilleri (autore medio verso cui egli è piuttosto indulgente) e passando per lo scoglio rappresentato dal Gattopardo di Tomasi Lampedusa, opera mitizzante, scritta con un codice troppo esplicito, intriso di elementi melodrammatici e popolari.

Tra i nodi della modernità, affrontando i quali l’effetto Sicilia si fonda e di continuo si rinnova, mi paiono particolarmente significativi e costanti i seguenti: la violenza e l’ambiguità del controllo e del dominio politici e sociali sui corpi collettivi e sui corpi individuali, in primis quelli femminili; l’incongruenza tra le aspirazioni individuali e collettive e la risposta delle istituzioni, l’incertezza dello statuto della verità e la dissoluzione delle compensazioni teologiche e religiose.

Il romanzo moderno nasce, dunque, in Italia, secondo Madrignani, non con Manzoni o come moda subalterna al naturalismo francese, ma in Sicilia, precisamente a Catania, come partecipazione non omologata alla nuova realtà unitaria e al rinnovamento della cultura europea post-romantica; in un certo senso, come toglimento della stagione romantica in politica e letteratura. Questa svolta, che presuppone l’anomalia selvaggia dell’unificazione  italiana, assume i caratteri di un’interrogazione disturbante ed estrema del vero, del giusto e del potere come essi si presentano nell’ufficialità e nella comunità del nuovo Stato: „da Verga in poi narrare diventa un’operazione di verità, di scavo e di ‚oltraggio‘“ (op. cit., p. 7) e „quando la tensione conoscitiva raggiunge i limiti di una sfida insopportabile, scatta un elemento di compensazione che si traduce in un’ideologia dell’innalzamento, sia che ispiri baluginanti squarci apocalittici oppure mitologie misteriose e nobilitanti“ (ibidem, pp. 7-8). In queste parole, è evidente come Madrignani – e questa mi pare una delle cose più notevoli della sua opera – lungi dall’innamorarsi pateticamente e ciecamente del proprio oggetto di ricerca così come dalla freddezza e dall’indifferenza di chi giudica negativamente dall’esterno, sia capace di cogliere dal di dentro alcuni esiti perversi della letteratura siciliana e tematizzarli come prodotti sempre possibili di quel processo che è la letteratura siciliana stessa, esiti sempre possibili al presentarsi di certe condizioni: momenti di rimitizzazione, auto-mitizzazione e auto-mistificazione della letteratura siciliana. Abbiamo già accennato come agli occhi di Madrignani uno di questi momenti sia nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa „il mito di una Sicilia dotata di una bellezza terribile e abbagliante, quasi un’opera d’arte maledetta e apotropaica“ (ivi, p. 184). Un altro momento di questo tipo, perfettamente individuato da Madrignani e destinato a ripresentarsi ciclicamente, è perfino cooriginario all’effetto Sicilia, perché risale alle fine dell’Ottocento, quando la letteratura siciliana produce il proprio primo mito, opponendo ne L’isola del Sole di Capuana alle inchieste governative sulla corruzione e la criminalità il doppio mito della normalità del male riscontrabile in Sicilia – cioè, l’idea che se c’è la criminalità in Sicilia, è dello stesso tipo di quella che si può trovare a Torino o Milano, laddove già all’epoca se ne cominciava, invece, a individuare la specificità – e dell’eccezionalità del bene custodito nel paesaggio e nella storia dell’Isola.

Avviandomi ora a concludere, vorrei sottolineare ancora un punto. Effetto Sicilia è un testo ambiziosissimo, proprio nella misura in cui indaga le scosse telluriche della letteratura siciliana sulla letteratura italiana, da quelle più eruttive alle scosse più contenute. Lo stile del libro è uno stile raro e arduo e non voglio nascondere che esso abbia procurato molta ansia alla maggior parte delle mie studentesse. Anche per questo vorrei sottolinearne un aspetto che mi pare fondamentale e che giustifica la scelta compiuta con questo lavoro di gruppo e con questa giornata di studi. Effetto Sicilia. Genesi del romanzo moderno, pubblicato a Macerata da Quodlibet nel Novembre del 2007, è l’ultima opera di un grande italianista, ma non è quella che si chiamerebbe l’ultima parola di un grande vecchio: c’è qualcosa in quest’opera di straordinariamente giovane. È un testo combattivo ed è scritto in maniera completamente diversa da tutti i testi scolastici e accademici: non ci sono note, non ci sono divisioni in paragrafi all’interno dei capitoli, c’è quasi uno sforzo di fare di questo stesso testo un testo che vuole ottenere un effetto. Potremmo parlare in tal senso di un ‚effetto Madrignani‘, ossia di un invito pressante a condurre una sorta di corpo a corpo con questa letteratura e ad assumere l’impegno di un’interpretazione a venire. In questo senso, mi auguro che la presente esperienza di Poznań possa essere un primo impulso in questa direzione e ringrazio, pertanto, ancora una volta gli ospiti e quanti sono intervenuti, per averla resa possibile.


Carlo Alberto Madrignani

Sarzana, 17 gennaio 1936 – Pisa, 6 maggio 2008
Leggi il profilo completo

Lavori in corso

Puoi inviare suggerimenti, contenuti, segnalazioni bibliografiche all'indirizzo info@madrignani.it
webdesign Webag.it